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La recensione di Luigi Coluccio su Mymovies.it

4/18/2024

Recensione di Luigi Coluccio

L'Adige, dopo esser stato pigiato tra gli argini di Verona, ritrova slancio e orizzonte nella Bassa. Nato sul Passo di Resia, va a morire alle spalle della Laguna Veneta, dopo quattrocento chilometri di erranza. A poco più di metà strada accarezza Zevio, Perzacco, Ronco all'Adige. Qui, ad aspettarlo da sessant'anni, c'è Luigi Lineri.

Segaligno, con passo felpato, Lineri scivola sulle sponde del fiume. Poi d'improvviso si ingobbisce, rovista tra i sassi, ne sceglie uno, ne scarta altri, e ricomincia. Lo fa da metà anni '60, quando ancora lavorava come infermiere, e ha continuato a farlo da metà '80, quando gli ha dedicato ogni giorno della sua vita. A cosa? Alla ricerca, alla scoperta, alla catalogazione di centinaia, migliaia, decine di migliaia, di selci, pietre, ciottoli che possono avere forma di uomo, donna, capra, pesce. Un poeta della preistoria forse li ha incisi, Lineri li declama.

Nel tempo della ricerca di Luigi Lineri si arriva dalle amigdale trovate nell'Adige alla devastazione ambientale.

La ricerca sta tutto nel suo titolo. Che è pura superficie, rimanda solo a sé stesso. Non riflette, non dialoga, non avvicina. È incontrovertibile, irriducibile. Otto anni di lavoro per Giuseppe Petruzzellis, produttore e regista, otto anni di andirivieni tra la campagna veneta e i laboratori di sviluppo del Milano film Network, il fienile-litoteca e i festival di Visions du Réel, Biografilm, Le FIFA. Otto anni a camminare assieme a Luigi Lineri per filmare la sua fatica, impresa, ricerca. La ricerca. Filmare e niente più, perché Petruzzellis non fa altro che restituirci il mistero che sta al centro dell'avventura di Lineri, il virus che ne incendia la febbre. La ricerca è la ricerca.

[prosegue]

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